L’improvvisa crisi di governo e il conseguente scioglimento anticipato delle Camere costringerà gli italiani ad eleggere il nuovo parlamento ancora una volta con il sistema elettorale detto Rosatellum bis dal nome dell’ex capogruppo PD Ettore Rosato a cui viene attribuita la paternità. Non poteva accadere di peggio anche in considerazione dell’attuale contesto sociale e politico!
Si tratta della quinta riforma elettorale dal 1993 ad oggi conteggiando anche qualcuna neanche sperimentata (Mattarellum, Porcellum, Italicum, Rosatellum e Rosatellum bis) unite da un minimo comune denominatore, la compressione del diritto elettorale di cui hanno goduto gli italiani fino alle ultime elezioni politiche del 1992 grazie al previgente sistema elettorale proporzionale. Dal 1946, infatti, e per la prima volta dalla nascita dello Stato italiano (1861) tutti i cittadini, uomini e donne sono stati chiamati ad eleggere i loro rappresentanti in Parlamento scegliendo una lista di partito e in essa il candidato preferito. I seggi venivano distribuiti alle liste in proporzione ai voti ottenuti. Un meccanismo molto semplice, rispettoso dello spirito e della lettera dell’articolo 48 della Costituzione laddove è scritto che “il voto è personale ed eguale, libero e segreto.”
L’esito elettorale garantiva, come fu efficacemente affermato, che la composizione del Parlamento aderisse strettamente al corpo elettorale come un guanto alla propria mano .Ed in effetti per circa trent’anni ogni classe sociale, ogni ceto produttivo, ogni movimento economico, politico e culturale poteva portare in parlamento le proprie istanze senza gli impedimenti artificiosi che sono stati di volta in volta inventati come soglie di sbarramento anche esagerate e comunque sempre ingiustificate, premi di maggioranza assicurati a partiti politici che in base ai risultati elettorali maggioranze non erano, sostituzione delle preferenze con l’aberrazione delle liste bloccate, collegi uninominali maggioritari e di recente il drastico abbattimento del rapporto tra elettori ed eletti.
Nel 1963 era stato stabilito che la Camera dei deputati fosse composta da 630 membri e il Senato da 315 abrogando il rapporto di un deputato ogni 80000 abitanti o frazione superiore a 40000 e di un senatore ogni 200000 abitanti o frazione superiore a 100.000 abitanti calcolati in base all’ultimo censimento come previsto dal testo originario della Carta. Con una sciagurata riforma del 2020 il numero dei deputati e stato portato da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200. Nel numero vanno computati gli 8 deputati e i quattro senatori eletti nelle circoscrizioni estere.
Il prossimo 25 settembre, dunque, gli italiani eleggeranno il Parlamento con il c.d. Rosatellum che riassume i vizi dei precedenti sistemi elettorali.
I deputati e senatori saranno eletti per il 37% con il sistema maggioritario in collegi uninominali e il 61% con il sistema proporzionale con voto alle liste. Per la precisione 148 deputati e 74 senatori verranno eletti in altrettanti collegi uninominali mentre 244 deputati e 122 senatori verranno eletti con il sistema proporzionale. Vanno aggiunti gli 8 deputati e i 4 senatori da eleggere nelle circoscrizioni estere.
Non si potranno esprimere preferenze. Ogni voto alla lista va a vantaggio del privilegiato che il partito ha collocato al primo posto. Hai votato quella lista perché apprezzavi il terzo candidato ma dovrai accontentarti del capolista se i voti alla lista non sono stati sufficienti per l’attribuzione di tre seggi. E’ come se i segretari di partito ti dicessero: caro elettore ti abbiamo concesso il sistema proporzionale ma chi deve essere eletto lo abbiamo già deciso noi. E per essere più sicuri che siano eletti i candidati che scegliamo noi li abbiamo collocati nella posizione di capolista in ben altre tre circoscrizioni e siccome la prudenza non è mai troppa li abbiamo candidati anche in un collegio uninominale. Non sia mai che decidano gli elettori!
Nei collegi uninominali invece, gli elettori possono decidere qualcosa ma a caro prezzo dell’intero corpo elettorale. Viene eletto il candidato che prende un voto in più degli avversari. Sembra un sistema elettorale corretto ma non lo è affatto. E facciamo l’esempio di un collegio in cui sfidano tre candidati che prendano il 40 % dei voti il primo, il 35% dei voti il secondo e il 25% dei voti il terzo. Orbene a chi ha ottenuto il 40% dei voti viene assegnato il seggio e cioè la rappresentanza del 100% del collegio perché il restante 60% di quegli elettori (cioè la maggioranza degli elettori del collegio) rimane senza rappresentanza. É evidente che chi ha concepito questa norma è un estimatore del Marchese del Grillo secondo il quale Lui era lui e gli altri eccetera eccetera … Con questo sistema il voto di milioni di elettori non produce alcun effetto a differenza del voto di quei cittadini che votarono la lista vincente. Ma la Costituzione non stabilisce ancora ‘che il voto è personale ed eguale…’?
Ma vi è dell’altro. Il rosatellum prevede delle soglie di sbarramento per la assegnazione dei seggi nella quota proporzionale: del 3% dei voti validi per le liste singole e del 10% per le coalizioni con la ulteriore soglia del 3% infracoalizione per almeno uno degli alleati. Il superamento della soglia va calcolato a livello nazionale sia per il Senato che per la Camera dei deputati.
La introduzione di soglie di sbarramento mi sembra una ossessione dei partiti maggiori. Sostengono che servono ad evitare la frammentazione politica e le perniciose ricadute sulla stabilità dei governi .Dal 1946 ad oggi, invece, le crisi di governo sono state sempre provocate dai partiti maggiori; eppure durante la prima repubblica, come si definiscono gli anni dal 46 al 93, partiti numericamente modesti come i liberali, i repubblicani o i socialdemocratici non hanno mai mandato in crisi un governo. Siamo di fronte ad un altro espediente, abbastanza vile, di privare del diritto elettorale le minoranze e di appropriarsi dei loro pur scarsi seggi.
Ne esce mortificata anche la politica. Per vincere nei collegi uninominali la spinta ad alleanze molto discutibili diventa irrefrenabile con buona pace di valori, programmi, comuni obiettivi di lunghe battaglie e storie collettive; una fitta coltre di opportunismi nasconde sfacciati trasformismi di uomini e partiti, spiega la disaffezione politica e il crescente astensionismo mentre il vento della antipolitica continuamente alimentato non accenna a placarsi.
Alla luce degli effetti perversi di tutte le cosiddette riforme elettorali che il Parlamento ha varato negli ultimi trent’anni resto ancora più convinto che per restituire agli italiani il diritto di eleggere i loro rappresentanti in piena libertà non resta che ritornare al sistema elettorale proporzionale puro in cui chi il vincitore è veramente tale.