Continua a stupire la violenza e la volgarità del linguaggio usate da un sindaco che si spaccia come uomo moderato, pio e buon padre di famiglia
Nell’ultimo consiglio comunale, andato in scena il 29 maggio scorso, il nostro amato sindaco di Feo ha espresso ai suoi consiglieri la preoccupazione che, in caso di mancata riconferma dell’attuale maggioranza, sicuramente chi la sostituirà nell’amministrazione di questo paese non mancherà di cancellare le sue effigie sparse per la nostra Trinitapoli.
A quel punto non ho resistito, e rapito da uno spirito di sensibilità e benevolenza nei suoi confronti, ho voluto rassicurare il nostro primo cittadino dicendogli che semmai fossi stato io a sostituirlo nel governo della nostra città, sicuramente avrei lasciato la sua immagine sui bidoni dell’immondizia (isole ecologiche per i più sensibili). È bastata questa semplice battuta, tra l’altro servita su di un piatto d’argento, per scatenare l’ira funesta dell’Orlando Furioso del Tavoliere delle Puglie.
“Sei un rifiuto solido urbano, uno stalliere e lo stalliere sta con i porci” (forse non ha ben chiara la distinzione tra un cavallo ed un maiale), un rifiuto umano, mi ha urlato. Naturalmente come è suo costume, dopo gli insulti non potevano mancare le illazioni: “ma lo sai cosa si dice di te, cosa si pensa di te, lo sai? lo dice tutto il paese… io al posto tuo mi vergognerei ad uscire di casa… anzi, per certe cose che io ho sentito tu ti dovresti dimettere da consigliere comunale”.
A questo punto l’audio viene bloccato dalla presidente Ortix, che continua a confondere il ruolo di presidente del consiglio con quello di censore. Forse il sindaco dovrebbe preoccuparsi di cosa si dice di lui in paese piuttosto di quel che si dice degli altri, avrà dimenticato che è stato eletto solo con il 33% dei voti e non per acclamatio seu inspiratio.
La mancanza di ironia del sindaco e della sua maggioranza a noi consiglieri di opposizione era già nota, del resto l’ironia è sintomo d’intelligenza e non mi meraviglia che loro siano sprovvisti dell’una e dell’altra; quello che però ci continua a stupire è la violenza e la volgarità del linguaggio usata da chi si spaccia come uomo moderato, buon padre di famiglia che prega con le mani giunte, ex “Amico di San Francesco”.
Ancora una volta il sindaco si palesa per quello che è, e non basta una mascherina con lo stemma di Trinitapoli a nascondere la sua vera natura. Ma il nostro sindaco fa anche peggio, in una città vittima di una guerra di mafia, si permette di parlare, riferendosi ai contrasti tra maggioranza ed opposizione, di morti, di guerra civile, di scontri finali, di mitra imbracciati, di difesa armata, di morti che possono rimanere sul campo impallinati per i contrasti ideologici, termini che in altri ambiti potrebbero passare come semplici metafore ma che in un contesto come quello di Trinitapoli sembrerebbero quasi velate minacce alle opposizioni.
Attenti a quello che fate! Del resto non c’è da meravigliarsi, parliamo di un sindaco che ringrazia per “le iniziative benefiche” un uomo scampato ad un agguato mafioso e lo giustifica per i suoi attacchi violenti nei confronti di alcuni consiglieri di opposizione, siamo noi, a detta sua, ad istigare il “tifo violento”, peccato però che mai nessuno dei nostri tifosi si sia mai permesso di attaccarlo con tanta violenza, volgarità e cattiveria, evidentemente ognuno ha i tifosi che merita.
Non sono da meno alcuni consiglieri “maschietti” della maggioranza che durante gli interventi delle opposizioni diventano urlatori di professione per evitare che al popolo possano arrivare le nostre parole, fanno anche peggio quando “sussurrano” frasi di dubbio gusto durante gli interventi della consigliera Tarantino, rea di essere una donna prestata alla politica. Hanno avuto di certo un buon maestro.
Non dimenticherò mai, il consiglio comunale a marzo del 2013 quando il sindaco, revocando le deleghe da assessore al bilancio all’avvocatessa Lucrezia Filannino la immaginava genuflessa dinanzi ad una torre d’avorio all’altezza dell’ombelico. Chissà cosa avrà voluto dire. Io personalmente non ho mai visto una torre d’avorio con l’ombelico. Ancora una volta non posso che esortare i cittadini di Trinitapoli a non farsi ingannare dalle apparenze, predicate il Vangelo, e se è proprio necessario usate anche le parole, diceva San Francesco.
Francesco Marrone
Avvertenza
L’autenticità del dialogo descritto in questo articolo è stata verificata.
La Redazione