Possibile che dopo un’estate rovente da ogni punto di vista, con tanto di commissione antimafia e giunta azzerata, si debba ancora parlare dei roghi che affliggono Trinitapoli? Possibile che questo sia l’argomento cardine?
Assolutamente sì.
Qualcuno storce il naso e non capisce l’importanza, anche simbolica, della questione. Questo mi fa pensare che Trinitapoli non cambierà mai neanche se arrivasse la commissione celeste a sciogliere il consiglio comunale. Qualcuno non perde le speranze e tenta ostinatamente di sensibilizzare i casalini sul disastro ambientale che stiamo vivendo e che rischia di annientarci socialmente ed economicamente.
Con un post sul suo profilo facebook, un nostro concittadino svela uno dei segreti di pulcinella che nessun politico, amministrazione, prefettura o governo ha mai voluto affrontare. Gli scarti della produzione agricola, compresi quelli in plastica degli imballaggi, non vengono conferiti in discarica, ma finiscono in cenere, bruciati e decomposti in polveri sottili, nere e tossiche che finiscono dritte dritte nei nostri polmoni. Quella di incendiare i rifiuti anziché conferirli in discarica non è una pratica tipica solo del settore agricoltura. Altri balordi non trovano meglio da fare che dare fuoco agli scarti, anche, per esempio, per procurarsi il ferro o il rame e andare a rivenderli, come accade per gli elettrodomestici, i cavi elettroconduttori, gli pneumatici. Poco importa, poi, che un cancro o un’allergia grave colpiscano sempre più bambini e adulti nel nostro territorio. L’importante è sbarcare il lunario.
Questo avviene sistematicamente.
Poco tempo fa, la giornalista e presentatrice televisiva Licia Colò, nella sua trasmissione Eden, era dalle nostre parti per magnificare lo splendore dello scenario delle saline. Peccato che sullo sfondo, vergogna delle vergogne, facesse bella mostra di sé la solita colonna di fumo nero proveniente da Trinitapoli. Il manifesto stesso della nostra vocazione all’autodistruzione.
Nel corso degli ultimi anni non ho sentito una sola voce fra i politici locali alzarsi contro questo fenomeno distruttivo. Il motivo è semplice: i piromani votano e nessuno vuole inimicarsi una fetta così rilevante di elettorato. Votano gli agricoltori, gli imprenditori di grandi aziende agricole che accumulano le stecche di polistirolo e i tubicini dell’irrigazione e li bruciano di nascosto (di notte, quando va bene), votano i commercianti di prodotti agricoli, votano le famiglie numerose di chi incendia gli pneumatici, eccetera (aggiungete pure voi la categoria che preferite).
Ma votano pure gli altri cittadini, quelli che anziché smaltire in discarica chiamano il rigattiere in nero che brucia le lavatrici per ricavarne il metallo, quelli che anziché fare la differenziata buttano l’immondizia sul marciapiede di fronte per non farsi beccare, quelli (giovani soprattutto) che imbrattano il paese di rifiuti di ogni genere anziché fare venti metri e buttare tutto nel cestino o che per fare cento metri preferiscono la macchina a una semplice passeggiata, quelli che non è mai colpa mia ed è sempre colpa degli altri, insomma.
I politici nostrani dovrebbero spiegare come intendono risolvere il problema dei rifiuti, della sporcizia, dei roghi, del tracciamento delle plastiche, delle multe ai proprietari dei terreni, delle verifiche sul territorio, delle contravvenzioni ai pirati della strada. Ma essi non si occupano di queste faccende, perché altrimenti dovrebbero dire la verità: facciamo schifo. E se dicono che i trinitapolesi fanno schifo, poi chi li vota?
Per costoro, l’importante è non dispiacere nessuno, non far arrabbiare gli elettori.
Il giorno stesso in cui fu diffusa la notizia dell’insediamento della commissione antimafia, in mezzo alla piazza c’erano già almeno sette o otto autoproclamati candidati sindaci. La prospettiva dello scioglimento del consiglio comunale ha fatto venire l’acquolina in bocca a una miriade di aspiranti nuovi primi cittadini. Nessuno dei quali, però, ha mai detto una parola sul fatto che Trinitapoli soffoca nei fumi tossici. Anzi, quando in passato ho sollevato il problema, qualcuno ha risposto che esagero perché «in fondo, come devono fare quei poveretti?». Oppure: «Eh ma le stoppie si bruciano da sempre. È tradizione», come se questa fosse una giustificazione. I babilonesi facevano sacrifici umani, da sempre, però dopo aver capito che non era una tradizione “civile” hanno smesso.
Rispettare le tradizioni sbagliate è saggio o stupido?
Quello che i politici di casa nostra non hanno capito è che se non si affronta a viso aperto il problema della civiltà e della convivenza (con multe, sanzioni, soluzioni alternative, tracciamento, regolarizzazione dei rapporti di lavoro, sorveglianza attiva), anche dopo che la mafia sarà debellata ci troveremo punto e accapo. Perché dove c’è terreno fertile, la gramigna prospera.
La sfida principale per chi si propone in futuro di prendere le redini del paese deve essere quella di parlare chiaro con gli incivili, di offrire soluzioni alla sistematica distruzione dell’unica vera risorsa del territorio: l’ambiente. Non può essere consentito che per far prosperare un solo ambito economico, come per esempio l’agricoltura, si sacrifichino tutti gli altri, legati a filo doppio alla percezione della purezza della terra, dell’aria e del mare.
La Puglia è diventata una meta turistica ambitissima in ambito internazionale. Tutta la Puglia, tranne noi, il nord-ofantino e il foggiano. In Salento, dove per il turismo e l’ambiente si sono fatti investimenti notevoli a partire da più di vent’anni fa, ora non c’è solo il turismo: ci sono aziende che producono alta tecnologia, altre che sfornano software innovativi e start up geniali. Per non parlare di un settore agricolo ringiovanito, prospero: il turismo ha giovato all’agricoltura, non l’ha soppiantata o sfavorita. I giovani non solo non partono più, ma anche chi in passato aveva abbandonato la terra natia, ora tende a farvi ritorno. La tutela dell’ambiente è il presupposto per l’incremento, quantitativo ma soprattutto qualitativo, del turismo. Con i semi provenienti da altre realtà, la terra si feconda di idee e innovazione.
Sentire un candidato sindaco che, finalmente, venga fuori dicendo: «Punirò i colpevoli, incentiverò lo smaltimento virtuoso dei rifiuti, spegnerò i roghi tossici, farò multare gli automobilisti indisciplinati, mi occuperò di civiltà», questo sì che mi piacerebbe.
Per ora vedo solo pettegolezzi, piccoli litigi, miserabili guerre di successione, invidie micragnose. La politica è la grande assente.
Ecco perché un rogo è più importante di tutto ciò che sta accadendo: perché senza visione politica non c’è futuro. E senza un’idea di futuro gli aspiranti aspireranno solo fumo.