Quando esce un mio articolo di solito mi arrivano messaggi di apprezzamento o di critica (i complimenti arrivano in privato, le critiche in pubblico, ovviamente). Dopo l’articolo La Rotazione me n’è giunto uno a cui vale la pena rispondere, prima di tutto perché me lo invia un amico, e poi perché si tratta di una questione che va affrontata apertamente.
La setta dei Cavalli
Questo mio amico appartiene alla setta dei Cavalli, e non dirò il suo nome per tutelarlo dall’ira funesta di Barisciano che lo epurerebbe all’istante per aver osato comunicare con il mondo esterno. (Si sa che a lui piace l’oscurità: l’unica fonte di informazione all’interno della setta deve essere lui.) Nel suo messaggio dice in sintesi che, sì, è vero quello che scrivo di Barisciano, e cioè che per oltre vent’anni ha sgambettato chiunque pretendendo di essere lui e nessun altro il candidato sindaco e capo del partito, però questo vale anche per Sannicandro che si è fissato con la Tarantino. In sostanza, la vede come una lotta tra due soggetti ostinati e orgogliosi, e i giovani ne sarebbero le vittime.
Caro amico, ti sbagli. Tra un po’ scriverò perché, ma preliminarmente lasciami esprimere il mio fraterno sentimento di compassione per te, avvolto come sei nelle tenebre della setta. Esci alla luce del sole e ripercorriamo insieme la storia. È importante che tu faccia questo sforzo perché ti sia chiaro una volta per tutte che tu vali per Barisciano fino a quando non assumi atteggiamenti indipendenti.
Barisciano è stato sindaco per due volte dal 1997 al 2006. Una legge cattiva cattiva gli impediva di candidarsi per la terza volta e così dovette accettare la candidatura del compagno di partito Ruggero Di Gennaro pensando di continuare a comandare per interposta persona. Ma Di Gennaro, diventato sindaco con il 56% dei voti, rivelò subito una inaspettata e sorprendente indipendenza.
Mal gliene incolse perché ben presto dovette affrontare l’opposizione di Barisciano a mezzo di tre consiglieri comunali, tra cui il giovane Pasquale Lamacchia illuso di poter trarre profitto in un prossimo futuro dal servaggio che offriva.
Nel contempo, Barisciano alle prese con la nascita del PD frutto della fusione del suo partito (DS) con il partito della Margherita, si agitava anche per sottrarre al promettente Donato Piccinino la segreteria politica. Situazione intollerabile per lui, sia perché Piccinino non era assoggettabile come Lamacchia, sia perché sostenitore dell’odiato Di Gennaro.
Nonostante gli sforzi, Barisciano non riuscì a disarcionare il sindaco ma gli avvelenò la vita al punto che al termine del mandato, Di Gennaro non si ricandidò preferendo dedicarsi completamente alla vita privata e alla professione. Riuscì comunque ad allontanare dal campo del centrosinistra il sindaco che aveva ottenuto uno strabiliante risultato elettorale.
Non riuscendo a scalzare neanche Donato Piccinino dalla segreteria si consolò iniziando una lunga guerriglia all’interno del PD per impadronirsene.
A Piccinino divenuto consigliere comunale, nel 2012 subentrò alla segreteria del PD, con il 92% dei voti dei tesserati, Maria Andriano, donna orgogliosa e combattiva. Anche questo successo, soprattutto di una donna, per Barisciano era inaccettabile. Intensificò gli sforzi per disarcionare pure lei, così come aveva fatto con Piccinino. Ma anche questa volta la fortuna non gli arrise. Si spiega così perché alle elezioni del 2011 Barisciano rinunciò a candidarsi: la spaccatura che aveva creato nel PD gli faceva paura e l’eco degli scontri era ancora molto viva. Preferì, perciò, assistere alla rottura del centrosinistra e sperare che, nella contesa con il centrodestra, il PD con la candidatura a sindaco dell’odiato Piccinino uscisse sconfitto.
E così avvenne con sua grande soddisfazione. Nessun vincitore dopo di lui!
Per 5 anni dal 2011 al 2016 riservatamente e all’insaputa della sua setta, ma con assiduità, lusinga la Tarantino, ne esalta la competenza, la tenacia, la passione politica, le tratteggia con discrezione le fattezze di una futura candidatura a sindaco a cui non sarebbe mancato il suo completo e convinto sostegno.
Dopo cinque anni di opposizione e la gran messe di lusinghe ricevute da Barisciano, la Tarantino si era convinta che avrebbe potuto ricandidarsi a sindaco nel 2016. Io stesso (che poi sarei stato candidato consigliere nella lista di Tarantino) partecipai attivamente a quella fase di costruzione della coalizione. Ricordo perfettamente il giorno in cui, nel corso di un’assemblea molto partecipata, Barisciano esercitò lo strappo a sorpresa, rompendo il patto che lui stesso aveva coltivato con la Tarantino.
Ricordo soprattutto il pallore sul volto della stessa Tarantino, la quale a dispetto di tutti i segnali continuava a illudersi che Barisciano fosse uomo da tenere fede ai patti. E ricordo pure le pretese assurde dei giorni seguenti, quando Barisciano pretendeva non solo di essere il candidato sindaco, ma anche di avere signoria assoluta sulla composizione della lista, e decidere lui tutti i nomi da tenere dentro e soprattutto quelli da tenere fuori.
Inaccettabile!, esclamai.
Di fronte a tanta arroganza io e qualcun altro tenemmo la barra dritta. Tu no. caro amico. Perché? Sei un quacquaracquà? No, non lo eri allora e non lo sei oggi. Sei solo una persona delusa e in cerca di capri espiatori. Ti è stata raccontata una verità costruita ad hoc, perché tu sei uno che si fida, agisci in buona fede e quello che ti si racconta lo bevi come un calice d’acqua pura. Ma è veleno. È il veleno dell’odio e della diffidenza, che ti è stato instillato costantemente a piccole dosi.
Caro amico, ascolta questo consiglio: aggrappati ai fatti. I fatti sono ostinati e in tempi confusi forniscono un solido appiglio. E i fatti raccontano una realtà ben diversa di quella che mi hai presentato. È inconfutabile che Barisciano negli ultimi 20 anni ha osteggiato Di Gennaro, Piccinino, Maria Andriano e Tarantino. Ma anche Pasquale Lamacchia è una sua vittima. È un decapitatore seriale di nuove promesse della sinistra. Sotto il suo impero la sinistra a Trinitapoli si è desertificata.
C’è stata un’epoca, prima del medioevo bariscianico, nella quale si faceva tutto il possibile per promuovere i giovani in politica. E che a te piaccia o meno, la storia racconta che il tuo odiato Sannicandro ha avuto il ruolo di promotore del rinnovamento. È stato lui ad aver introdotto alla politica attiva giovani come Nardino Orfeo, come Tonino Andriano detto Vidoq (un tempo apprezzabile forza motrice, prima di immiserirsi con Barisciano), come Peppino Brandi, come Luigi Panzuto (che fu fatto segretario di sezione giovanissimo senza passare, come si usava una volta, dall’attacchinaggio), come l’ex assessore D’Ambrosio, come il dottor Frisi, e come tanti altri all’interno e al di fuori dell’area di sinistra (basti pensare allo stesso ex sindaco Francesco di Feo, di fede politica diversa, ma il cui imprinting è maturato durante gli anni di collaborazione professionale nel suo studio).
E poi, come puoi dimenticare lo stesso Barisciano, strappato alle grinfie dei fascisti proprio da Sannicandro? Te lo ha mai raccontato il tuo leader il motivo per cui si trovò con la tessera del partito comunista? Te l’ha mai raccontata la sua conversione dal Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del Movimento Sociale)? Come? Non sapevi che Barisciano prima di diventare il paladino della sinistra per merito di Sannicandro sventolava vessilli di destra? Non te ne fare una colpa: tu sai solo le cose che lui vuole farti sapere. È così che ti comanda. È così che ha messo le famiglie della sinistra l’una contro l’altra.
Caro, amico, davvero vuoi fare un paragone? Quale sarebbe la colpa di Sannicandro? Quella di aver promosso il rinnovamento della classe politica, aprendo la strada alla Tarantino, così come nel passato ha fatto con altri giovani? È vero che alla lunga la Tarantino si è rivelata inadeguata al compito, ma è stato Barisciano a stroncarla per il suo tornaconto. Vuoi davvero addebitare il naufragio dell’esperienza della Tarantino a coloro che (me compreso) l’hanno sostenuta con fiducia quando era una giovane promettente?
Sannicandro ha sostenuto una candidata giovane (e soprattutto donna, non lo scordare mai, perché in una società come la nostra è un atto di giustizia progressista che nessuno mai aveva avuto il coraggio di proporre) che non si è dimostrata all’altezza. E per questo Sannicandro porterebbe la colpa dei fallimenti della sinistra? Davvero?
E nel 2020, caro amico, nel 2020 che Barisciano era candidato sindaco di una lista con l’appoggio anche di Tarantino, sentiamo, caro amico, la colpa della sconfitta di chi è? Che dice Barisciano stavolta? Come ha fatto a perdere con tutti dentro (compreso Lega e Forza Italia)? E di chi è la responsabilità della più clamorosa sconfitta di tutti i tempi? Di Mandrake? Di Topolino?
Tornando al tuo messaggio, caro amico, ti scrivo così ti distraggo un po’ dalle bugie, nella speranza di indurti a prendere coscienza di una verità dolorosa, ma necessaria. Ma anche per coltivare una speranza: abbandonate gli sfasciafamiglie, la sinistra a Trinitapoli deve tornare a rispettarsi.