(Se sputi in cielo, in faccia ti viene)
Il mio maestro delle elementari era anzianotto, in carne ma gracile, piegato dai dispiaceri familiari, apparteneva a un’epoca scomparsa, era molto credente e tutto d’un pezzo. Un giorno mi avvicinai alla sua cattedra e per compiacermi della mia diligenza, spiattellai davanti a tutti che il mio compagno di banco non aveva fatto i compiti. Il maestro, senza alterarsi, buttò fuori dalla classe sia me che il somaro.
Maestro, ma perché io?, dissi.
Lui lo punisco perché non ha fatto i compiti. Tu perché invece di aiutarlo sei venuto qui a denunziarlo davanti a tutti.
Disse proprio così «denunziarlo», con la zeta dolce.
L’episodio mi tornò in mente quando vidi il meraviglioso film Profumo di donna, il remake hollywoodiano di un film di Dino Risi, con uno strepitoso Al Pacino che per quell’interpretazione vinse l’Oscar. Charlie, un giovane povero ma talentuoso, viene ammesso in una prestigiosa scuola per ricchi. Due suoi compagni di buona famiglia la combinano grossa e Charlie è testimone delle loro malefatte. Il Preside della scuola lo minaccia: se non denunci i tuoi compagni ti sbatto fuori.
Ma Charlie non vuole tradirli: in fondo, si era trattato di una goliardata. A causa dei suoi principi, Charlie viene processato e rischia l’espulsione. Al Pacino, nei panni di un commovente ex colonnello cieco, interviene a favore di Charlie e pronuncia un discorso memorabile, in cui denuncia la decadenza di una istituzione che premia la corruzione morale anziché il coraggio di affrontare in silenzio le conseguenze delle proprie scelte e dei propri errori.
La Tarantino non ha visto Profumo di donna, o se l’ha visto non ci ha capito niente. Sicuramente non aveva il mio maestro delle elementari.
Al consiglio comunale dello scorso 21 dicembre, la consigliera Tarantino ha rivelato che alcuni passaggi del DUP (Documento Unico di Programmazione) presentato all’approvazione dalla maggioranza era copiato dal DUP di altri comuni. La sua dura esposizione, improntata a toni sarcastici e sprezzanti, l’ha ancora una volta connotata per come tutti la conoscono: una maestrina, pedante e moralista. La Tarantino, su cui io stesso ponevo un tempo grande fiducia, ha la non invidiabile capacità di farsi disprezzare anche quando potrebbe aver ragione.
Ha insistito così tanto nello sfottò che alla fine è risultata sgradevole. È apparsa addirittura arrabbiata, cattiva e disumana quando ha infierito (anche con video successivi) contro i consiglieri di maggioranza che, opportunamente e dignitosamente, tacevano di fronte al proprio marchiano errore e facevano ammenda immediata. Ma a lei non bastavano né la ragione, né le scuse, né il rimedio: li voleva umiliare.
Il mio maestro l’avrebbe buttata fuori dalla classe, come fece quella volta con me. C’è modo e modo di fare le cose e una persona di spessore le fa in maniera tale da ottenere il maggior risultato col minor danno. Se si era accorta degli errori perché non farli notare subito, sommessamente? Ma è chiaro perché: da molto tempo a questa parte, l’obiettivo della Tarantino non è l’interesse dei trinitapolesi, bensì quello personale: vuole apparire la prima della classe. È così logorata da oltre quindici anni di delusioni politiche, di candidature fallimentari e di un bacino elettorale che le si è sempre dimostrato avverso, che quando intravede una possibilità di rivalsa si accanisce passando sopra la dignità delle persone.
Il sentimento popolare è materia magmatica e complessa, si nutre di sensazioni e sentimenti, la razionalità non lo scalfisce. I risultati elettorali della Tarantino lo confermano. Col suo atteggiamento non si va da nessuna parte e si ritorce contro chi lo adotta. Ancora una volta la Tarantino, per segnare un gol, ha perso la partita.
Come? Facciamo un passo indietro.
Cos’è il DUP? Il documento unico di programmazione è uno strumento per la guida strategica e operativa di un comune italiano. È un documento importante? In teoria molto, in pratica meno. Senza addentrarsi in tecnicismi, si può dire che del DUP la parte importante è quella legata al bilancio di previsione, perché tanto nella parte strategico/politica puoi spaziare a piacimento pescando fra i migliori propositi: di fatto, la sua mancata applicazione è senza conseguenze, se non eventualmente di carattere politico, elettorale. Una tesi estrema? Forse, ma Barisciano è d’accordo con me. Nel consiglio comunale del 26 febbraio scorso, quando è stato approvato il DUP 2021-2023, Barisciano, proponendo modifiche al documento, dopo aver dichiarato di non averlo letto per bene perché è un documento di 300 pagine («…ho dato una scorsa abbastanza rapida…»), ha dichiarato: «…il DUP non è la Bibbia…». Confermo: non è la Bibbia, è il Don Chisciotte.
Sono buone ragioni per copiare? Certamente, no. Ma da qui a chiedere addirittura le dimissioni della maggioranza per non averlo letto, come ha fatto la Tarantino, il passo è lungo e irrazionale. Pure Barisciano non l’aveva letto, ma non risulta che Tarantino abbia chiesto le sue dimissioni. E tuttavia, se proprio si dovesse adottare una soluzione così drastica, la prima a dimettersi dovrebbe essere proprio la Tarantino.
Vi spiego perché.
Nel consiglio comunale dello scorso 26 febbraio era già stato discusso il DUP 2021/2023. E indovinate un po’? È identico a quello che ha suscitato tanto scandalo discusso lo scorso 21 dicembre. Pure in quel DUP si fa riferimento ai carabinieri di Arcore. Barisciano, abbiamo visto, lo dice papale papale: l’ho letto sopra sopra. E la Tarantino? Muta. Quel DUP è stato approvato anche grazie al fatto che la consigliera precisina non è poi così precisa. I carabinieri di Arcore stavano pure là, ma la Tarantino dov’era? Perché non ha parlato all’epoca? A quei tempi il DUP non era importante? E perché non ha rimproverato il suo collega Barisciano quando ha confessato pubblicamente che neanche lui l’aveva letto per bene?
Adesso, verificato che neanche la Tarantino legge tutti gli atti che dovrebbe leggere, perché non si dimette? Se le dimissioni sono la sanzione per i giovani consiglieri di maggioranza, lo sono a maggior ragione per una consigliera anziana come lei.
La verità è che ogni persona di buon senso sa che non per tutti gli errori la sanzione può essere quella massima. Se così fosse, la Tarantino avrebbe dovuto essere la prima a dimettersi, per svariate ragioni, anche perché talvolta pure lei non legge le carte. Alla prova dei fatti, la perfettina non è perfetta. Ed è pure incauta, perché quando si fa la morale a qualcuno bisogna assicurarsi di essere ineccepibili, altrimenti si fanno figure pessime. La consigliera accusa gli altri di non leggere, ma anche a lei capita lo stesso. A Trinitapoli si dice: ce spòute ngìele, mbacce te vöne.
Annamaria Tarantino è stata considerata, anche da me, una risorsa della sinistra a Trinitapoli. Siamo stati compagni di partito e io l’ho sostenuta candidandomi nella sua lista nel 2016. Il tempo ha fatto emergere i suoi limiti e ha dimostrato, soprattutto dopo il suo passaggio alla destra di Barisciano, di Minervino e della Lega, che è più abile a distruggere che a costruire. Attendere che l’avversario compia un errore è facile, più difficile essere propositivi.
Ciononostante, alla Tarantino non urlo – come fa lei ormai in maniera stucchevole – DIMETTITI, ma suggerisco in punta di piedi: RIPRENDITI.