Il mio caro zio Gaetano, per farsi beffe di papà e nonno (a cui voleva un gran bene), mi faceva sempre il saluto romano e pretendeva da me bambino che gli rispondessi conformemente. La cosa suscitava molta ilarità.
Se oggi fosse ancora vivo, zio Gaetano sarebbe molto scontento dell’ultima pronuncia della Cassazione sulla questione del saluto romano (I.P. 1/2024 del 18.01.2024; r.g. 16103/2023), perché i giudici gli hanno implicitamente dato del pagliaccio.
La Suprema Corte ha stabilito che il saluto romano non è reato in sé e per sé, ma solo se tale condotta, avuto riguardo a tutti gli elementi, «sia idonea ad integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista»; ovvero se integri «il delitto previsto dall’art. 2 del decreto-legge 26 aprile 1983, convertito, con modificazioni, nella legge 25 giugno 1993, n. 205 che vieta il compimento di manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Insomma, la mera apologia o la commemorazione del mascellone non sono reato perché gli autori di quei gesti sono dei quaquaraquà, dei pagliacci agghindati, degli innocui smidollati che in fondo in fondo non vogliono ricostituire il partito fascista: fanno feste in maschera.
Per zio Gaetano sarebbe stata un’offesa gravissima, perché lui scherzava con me, mica con il mondo! Politicamente faceva sul serio. Secondo me si sentono offesi pure quelli che le commemorazioni fasciste le fanno veramente. Come si permettono di dire che scherziamo? Noi facciamo sul serio, ci crediamo veramente.
Come è possibile che i giudici di Cassazione siano così miopi da non vedere che il pericolo fascista è sempre incombente? Com’è possibile non riconoscere che anche la mera apologia o il dispiegamento immune della simbologia fascista è un pericolo concretissimo? Cos’era il fascismo se non criminalità sublimata ad azione politica legittima attraverso la simbologia e la liturgia?
Dice: niente paura, sono solo quattro gatti esaltati. E perché i fascisti del secolo scorso all’inizio cos’erano?
Dice: la Costituzione garantisce la libertà di pensiero. Se non si corre un pericolo reale e imminente non c’è ragione di intervenire. I giudici forse non conoscono Popper e il suo paradosso. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.
L’unica spiegazione seria, a parte l’ubriachezza o l’ignoranza, è quella che io chiamo teoria di Checco Zalone. I giudici, con la scusa delle libertà costituzionali, hanno voluto fare appello alla misericordia degli italiani alla maniera di Checco. Avranno pensato: ma su, dai! Non essere così severo con questi neofascisti. Sono ragazzi con disagi, problematici, un po’ svitati, gli piace travestirsi, truccarsi, fare le facce buffe. Non essere intollerante con loro. E se eri tu così?
Ai fascisti che si sentono derisi: non prendetevela con me, sono i giudici di Cassazione che dicono che siete solo quattro buffoni mascherati. Io no, io vi credo.
Vale!