Dal 1991, entrata in vigore della legge che introdusse lo scioglimento delle amministrazioni locali per infiltrazione mafiosa, al 24 dicembre 2021 sono stati emanati 365 decreti di scioglimento di amministrazioni locali per infiltrazioni della criminalità organizzata e 237 decreti di proroga di precedenti provvedimenti per un totale di 602. La Magistratura ne ha annullato 23.
I decreti di scioglimento hanno colpito quasi esclusivamente comuni appartenenti alle regioni meridionali.
Per la precisione la Calabria 127 decreti, di cui 8 annullati dalla Magistratura, la Campania 113 di cui 10 annullati, la Sicilia 89 di cui 3 annullati, la Puglia 23 di cui 2 annullati. Seguono con tre decreti sia il Piemonte che la Liguria, quest’ultima con due decreti annullati. Il Lazio con due decreti mentre la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Valle d’Aosta con 1 decreto ciascuno.
Nell’anno appena trascorso sono stati sciolti 14 consigli comunali di cui 4 in Puglia (Carovigno, Squinzano, Foggia e Ostuni).
Dalla lettura di questi dati sorge immediatamente una riflessione e cioè che la mafia sarebbe un fenomeno endemico dell’Italia meridionale di cui invece sarebbe immune il centro nord.
Questa deduzione contrasta, però, con la classifica finale degli indici di criminalità delle province italiane elaborati per il 2020 dal giornale “Il sole 24 ORE” sui dati forniti dal Ministero dell’Interno e relativi a 37 fattispecie di reato.
Prendendo in considerazione le prime 50 province della classifica scopriamo che le province meridionali presenti sono 13 e ben 37 quelle del centro nord.
Il primo posto spetta alla provincia di Milano, seguita da Bologna, Rimini, Prato, Firenze, Torino, Roma, Imperia, Livorno, Genova e da tutte le altre. La BAT è al 64mo posto.
Forte è anche il contrasto con le sentenze della Magistratura che hanno da tempo accertato e documentato la presenza della mafia e della criminalità organizzata anche nelle aree più ricche del nostro paese. Recentemente (novembre 2021) a Brescia in un convegno sulle infiltrazioni mafiose nelle imprese il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ha dichiarato “l’ascesa della criminalità organizzata nel Nord è un dato di fatto, ancora più insidiosa con la pandemia… Oggi le mafie sono invisibili … si dedicano all’impresa e al reinvestimento dei proventi. Più di un quinto delle 105.789 segnalazioni per operazioni finanziarie sospette, in odore di mafia, riguardano la Lombardia. Nell’anno 2019 furono 20.937”.
In una intervista apparsa oggi, 9 gennaio 2022, sul Fatto Quotidiano e a commento di recenti delitti di stampo mafioso consumati nel territorio lombardo, Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Milano mette in guardia che nel Nord la ndrangheta non ha dismesso l’arcaico ricorso alla intimidazione e alla violenza fruendo anche di una diffusa omertà. Aggiunge “tenga presente che oggi, così come anni fa, il controllo del territorio in certe zone è ancora fortissimo.
Penso appunto alle aree tra Como e Varese dove la mafia calabrese ci dà molto da lavorare. Va anche detto che qua la presenza dei boss risale ad almeno 50 anni fa”. Ed in un’altra occasione ricordò che il sindaco di Giussano, Barzaghi ebbe a dichiarare “c’è il rischio che il peggio del Sud si sposi con il peggio del Nord.” Ed ancora “sempre più spesso ci troviamo di fronte a imprenditori che vanno alla ricerca dell’esponente della criminalità organizzata e non viceversa. Otto volte su dieci l’imprenditore non è una vittima: ricerca i servizi che sono forniti dalla ndrangheta.“
Tale contrasto è anche rilevato dalla relazione finale della commissione parlamentare antimafia della 17ma legislatura presieduta dall’on. Rosy Bindi:
“(…) Oggi si può affermare che questa ultima organizzazione (la ndrangheta) riveste un ruolo assolutamente dominante in quasi tutte le regioni (…). Si tratta di un movimento profondo e uniforme che interessa la maggioranza delle province settentrionali e che è stato favorito da diffusi atteggiamenti di sottovalutazione e rimozione che fino a tempi recenti hanno coinvolto larga parte della popolazione ed anche personalità e protagonisti della vita pubblica (…), al nord le mafie hanno trovato la disponibilità e la complicità di imprenditori e professionisti locali ed un terreno di illegalità economica diffuso (…).
Anche noi perciò possiamo affermare, contro la vulgata corrente, che la criminalità organizzata e la mafia sono presenti su tutto il territorio nazionale, sia pure con differenze relative a diverse tipologie di reato.
Noi meridionali dobbiamo, però, prendere atto che la negazione di tale realtà e la identificazione Sud uguale criminalità è funzionale alla difesa degli interessi economici del Nord.
Tale pregiudizio è mantenuto in vita in ogni modo con l’attivo ausilio della politica e della stampa nazionale, tutta installata al nord, con i suoi innumerevoli pennivendoli. Non dimentichiamo le dichiarazioni dei politici ed amministratori della Lega Nord e non solo. Valgano per tutti le lapidarie dichiarazioni del responsabile della comunicazione dei deputati dei 5stelle “la predisposizione a delinquere e a fare del male è solitamente propria di chi nasce e cresce e si forma al Sud“
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che tutti i territori sono in competizione tra di loro sotto ogni punto di vista. Le imprese del nord hanno interesse ad apparire imprese pulite e attrattivi i territori in cui operano. Non si strappano le vesti se il marchio di mafiosità allontana gli investimenti al sud. Le spiagge della riviera romagnola competono con le spiagge del Salento o del Gargano. Il nostro olio, il nostro vino, la nostra gastronomia, i nostri paesaggi, la nostra cultura le nostre tradizioni competono con il resto d’Italia.
Lo stesso avviene per ogni altro aspetto della vita economica. E’ triste pensare che la Trinitapoli città del verde, la Trinitapoli città che legge, la Trinitapoli città degli ipogei potrebbe essere indicata anche come città mafiosa. E’ inquietante che questa prospettiva non turbi alcune forze politiche. Rispetto al passato i dati di realtà stanno ormai emergendo all’attenzione della politica nazionale. Come si spiega allora che i decreti di scioglimento colpiscono ancora oggi quasi esclusivamente i comuni del Sud e, tra questi, quelli di piccole dimensioni? Perché non è stato sciolto il comune di Roma dopo la inchiesta su Mafia capitale?
Ritengo che il pregiudizio antimeridionale viva anche nelle Prefetture e che la mancanza di codificati parametri di indagine connessa alla ampia discrezionalità attribuita al Governo conduce, sulla base degli stessi indizi, a sciogliere alcuni Comuni e alla archiviazione della pratica in altri. Bisognerà intervenire!
Esaminando le relazioni alla base dei decreti di scioglimento si scopre, per esempio, che si continua a ritenere che la mafia sia assente nei territori economicamente sviluppati o nei comuni bene amministrati.
Il buon governo di un comune non esclude di per sé la presenza della mafia come sostenevano gli amministratori della Lega. La criminalità si muove con agilità verso le aree appetibili per il successo dei suoi illeciti affari, per esempio, dove è in fase di realizzazione un ricco programma di opere pubbliche, di edilizia pubblica o privata con le connesse attività di movimento terra o di trasporti. Iniziative che mettono in relazione gli operatori economici con il Comune, la Provincia o la Regione per concessioni, autorizzazioni e permessi. E’ qui che avviene il passaggio dalla economia legale a quella illegale indipendentemente dal colore politico dell’ente infiltrato.
Povertà, disamministrazione, degrado, corruzione, abusi di potere e clientele politiche vanno contrastate ma non sono automaticamente indici di mafiosità.
Le relazioni spesso stabiliscono un indice di mafiosità anche nella parentela tra pubblici amministratori e pregiudicati o una loro assidua frequentazione. All’ex sindaco di Cerignola, per esempio, è stato contestato di aver partecipato al convivio nuziale di coniugi di pregiudicati di cui aveva celebrato il matrimonio civile. All’ex sindaco di Manfredonia, è stato contestato di avere declamato pubblicamente l’elogio funebre di un importante sportivo locale che, suo malgrado, era fratello di un pregiudicato in odore di mafia. Parentela e frequentazione non rappresentano in sé indizi “concreti univoci e rilevanti “di connubio con organizzazioni mafiose.
I settori normalmente analizzati sono i lavori pubblici, la gestione dei rifiuti, gli appalti di beni e servizi (manutenzioni, verde pubblico, refezione scolastica, trasporti, pulizie etc). Particolare attenzione è sempre rivolta dalle Commissioni alla sussistenza delle condizioni di legge per l’affidamento diretto di lavori per ragioni di somma urgenza o al frazionamento degli importi dei lavori per eludere regole di gestione più stringenti.
L’indagine ovviamente non riguarda solo i vertici politici ma anche i dipendenti comunali a cui è affidata dalla legge la effettiva gestione e senza la cui collaborazione non è possibile realizzare alcuna politica. Tanto sarebbe ben noto anche alla criminalità organizzata quando decidesse di condizionare una amministrazione comunale. Non è mancato in alcuni casi (per esempio il Comune di Surbo) anche il vaglio della posizione dei consiglieri di opposizione. Indizi sono stati ricavati, talvolta, anche dalle modalità delle elezioni e dalla scoperta di voti di scambio anche in relazione alle preferenze.
Condivido, infine, l’opinione che lo scioglimento dei piccoli comuni mette al riparo i governi da critiche o manifestazioni di dissenso. Chi vuoi che se ne interessi più di tanto? Per ragioni di bottega sarebbe condiviso almeno dalle forze di opposizione.
Lo scioglimento della amministrazione della Capitale d’Italia, sede del Vaticano. centro della Chiesa universale, avrebbe suscitato un clamore mondiale: meglio soprassedere e sciogliere…. il municipio di Ostia! L’esito della inchiesta Mafia Capitale risente chiaramente del compromesso politico raggiunto al Viminale.
La acquisizione della documentazione amministrativa del nostro comune da parte della Commissione di accesso tiene conto di trenta anni di esperienza.
Siamo intervenuti ancora una volta sulle problematiche relative allo scioglimento delle amministrazioni comunali e delle criticità emerse in questi anni essenzialmente per rispetto dei nostri cittadini che per la prima volta nella storia potranno subire uno scioglimento del loro consiglio comunale qualora fossero accertati collegamenti con la criminalità organizzata.
Una vicenda che certamente li ha disorientati e a cui le forze politiche avevano il dovere di offrire una informazione e un orientamento che colpevolmente sono mancati. Hanno preferito impiegare il tempo di attesa del verdetto trastullandosi in pubblico con infime “polemicucce” e studiando in privato quale diverso atteggiamento assumere a seconda dell’esito della indagine.
In una parola i cittadini, anzi, gli elettori, davanti a questa vicenda sono stati lasciati soli con i loro interrogativi, con i loro dubbi e con i loro timori.
Pensando all’orgia di ipocrisia, di reciproche rampogne, alla indegna commedia di tutti contro tutti a cui assisteremo ben presto abbiamo approntato questi suggerimenti di autodifesa per consentire ai cittadini di orientarsi nella Babele e per mantenere le distanze dal fango che schizzerà dappertutto.