All’indomani dell’insediamento del governo Meloni, una cosa appare chiarissima: la destra non si vergogna a fare la destra. Sono come sono e non si nascondono. Anzi, si vantano. Il problema, però, dal mio punto di vista è un altro, e cioè che neanche la sinistra si vergogna a fare la destra!
Un tempo le cose erano chiare
Tra Mani Pulite, Berlusconismo, Moderatismo e Governismo del PD distinguere le politiche di sinistra da quelle di destra è diventato impossibile. Un tempo le cose erano chiare: da un lato il partito comunista tirava la coperta dal lato dei lavoratori e dei poveri, dall’altro lato i democristiani (& company) tiravano la coperta dal lato delle classi più abbienti e degli industriali. Da trent’anni a questa parte, da quando cioè gli ex-comunisti si sono messi in testa di poter in qualche modo governare le leggi di mercato (che sarebbe come costringere i leoni della giungla a diventare vegetariani), questa distinzione è crollata e le classi meno abbienti si sono trovate sprovviste di rappresentanza politica.
Sempre peggio
E va sempre peggio. In Italia i poveri sono circa nove milioni, di cui circa cinque milioni sotto la soglia di sussistenza. Questa gente non ha santi protettori, solo venditori di fumo ai quali di volta in volta concede speranzosa il voto. E come dimostra il dato drammatico dell’astensionismo alle ultime elezioni politiche, pure la speranza si va spegnendo. Gli ideali e le battaglie della sinistra sociale sono scomparsi, sopraffatti da temi come i diritti civili (matrimonio omosessuale, diritti LGBTQ+, parità di genere, diritto di aborto etc.), percepiti come appartenenti al mondo di sinistra, in realtà oggi semplicemente appartenenti alla globalità del genere umano dopo la maturazione generazionale dei progressi legati alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
In pratica, la sinistra ha tentato di promuovere un’azione identitaria su temi che appartengono all’intera umanità, e ovviamente ha fallito. Ci sono molti gay di destra, trans di destra, lesbiche di destra. Nessuna meraviglia: c’erano anche tantissimi ebrei iscritti al partito fascista che riponevano grandi speranze in Mussolini. Sappiamo come sono finiti.
Ci sono anche moltissime donne abortiste e orgogliosamente di destra che pretendono (e molto spesso ottengono) un trattamento paritario rispetto agli uomini e detestano che il tema sia percepito come un’appropriazione culturale identitaria della sinistra. E allora: cosa accade quando la sinistra, anziché fare la sinistra e occuparsi di poveri, lavoratori e disoccupati, fa la destra appiattendosi su teorie neoliberiste e globaliste, lasciando che a distinguerla dalla destra siano quasi esclusivamente i diritti civili?
La prima donna Presidente del Consiglio
Accade che la prima donna Presidente del Consiglio in Italia sia di destra. Beffa del destino? No, ovvia conclusione di una condotta sciagurata della sinistra, che si è messa a braccetto dei ricchi e ha dimenticato i poveri e che come foglia di fico, per lavarsi la coscienza, ha strumentalizzato le speranze di milioni di donne, gay, lesbiche, trans, queer, intersessuali, asessuali e chiunque altro non si definisca etero. A questa gente – fratelli nostri di sinistra e (facciamocene una ragione) pure di destra – la sinistra ha raccontato per oltre trent’anni che si poteva essere felici, rispettati, sicuri, liberi, anche se poveri.
Non è così: la prima schiavitù, la prima discriminante ovunque ci si trovi nel mondo è la povertà. I poveri fanno schifo ai ricchi anche se sono etero. Le donne ricche non hanno mai subìto alcuna discriminazione. I gay ricchi non urtano la sensibilità di nessuno: al massimo sono eccentrici. I neri ricchi diventano presidenti degli Stati Uniti.
Nichi Vendola
In maniera più diplomatica e certamente più gradevole di quanto io sia in grado di fare, si è espresso Nichi Vendola, il quale – almeno spero – non sarà accusato di omofobia per quello che ha detto in un video dello scorso 26 ottobre: «Attenzione! La destra ha innalzato la bandiera dell’attacco selvaggio ai diritti civili. Noi abbiamo la capacità e la forza di difendere i diritti civili, di progredire sul terreno dei diritti civili a condizione che connettiamo diritti civili e diritti sociali. Sono due facce della stessa medaglia.
Procedere con l’accetta separando gli uni dagli altri offre della sinistra un’immagine radical-chic, un’immagine salottiera. O si mette insieme la carne viva della questione sociale e si fa comprendere che i diritti civili non sono altra cosa dal diritto fondamentale a una vita serena, a una vita di benessere, a una vita liberata dalle paure e dall’angoscia, oppure faremo ancora fatica.»
Sottoscrivo l’intervento di Vendola, ma aggiungo che al momento sono molto pessimista. Le parole dei deputati e senatori autoproclamatisi di sinistra in risposta al discorso di insediamento della Meloni sono sconfortanti. Da una parte c’è una che fa proclami di destra estrema, dall’altra ci sono questi altri che si scandalizzano perché la Meloni non ha detto apertamente che continueremo a fomentare la guerra fino alla fine (preoccupazione, peraltro, totalmente infondata, perché la Meloni ha chiarito subito che l’Italia fornirà totale e incondizionato sostegno all’Ucraina.
Qual è la preoccupazione della sinistra?
Totale e incondizionato: se quelli si buttano nel pozzo, noi appresso). In pratica, qual è la preoccupazione maggiore di questi usurpatori di sinistra? Che la Meloni impoverisca i più poveri e arricchisca i più ricchi con la flat-tax? Che con l’aumento del tetto del contante favorisca le mafie?
Che sotto il Merito nella scuola nasconda la più profonda discriminazione? Che voglia fare carta straccia della Costituzione? Che voglia salvare i feti e far morire annegati i bambini migranti, perché i feti sono già bambini, ma gli africani non sono ancora esseri umani? Macché! La loro preoccupazione maggiore è che l’Italia continui a spendere miliardi di euro in armi da spedire a Kiev per perpetuare quella ignobile industria di morte che è la guerra. Cara Meloni, fai tutto quello che vuoi, basta che continui la guerra.
Che vergogna.