In occasione della Giornata internazionale della lotta alla povertà, la Caritas Italiana ha presentato il 17 ottobre u.s. il ventunesimo rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”. Una sintesi illustrata dal diacono
di Roberto Serafini
Con l’appoggio delle scienze umane e della statistica, la Caritas Italiana ha letto i dati raccolti nei territori dell’85% delle diocesi italiane (192 diocesi) da 2.797 centri di ascolto (CdA) delle Caritas. Pertanto, abbiamo una situazione sostanzialmente omogenea che rappresenta la realtà nazionale. I CdA delle Caritas, raccogliendo i dati, danno voce a chi non ha voce e in questo senso la Caritas fa un servizio unico in Italia, elaborando e pubblicando l’unico rapporto sulla povertà sulla base di dati oggettivi. I comuni, anche se sono titolati a farlo per il tramite degli Uffici sociali comunali, non riescono a raccogliere i dati per l a l’elaborazione di un rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale che sarebbe importante averlo in quanto rapporto dell’istituzione. La Caritas, comunque, riesce a vedere solo una parte della povertà ed è quella che si rivolge ai CdA.
Ci sono tante persone in situazioni di povertà che non si rivolgono neanche alla Caritas perché si vergognano (povertà dignitosa, riservata, per es. anziani). Gli anziani hanno molta difficoltà ad andare ad un CdA Caritas per raccontare la propria situazione di debolezza e si vergognano a fare la fila per ricevere qualcosa. Queste persone hanno bisogno di essere prese in carico. Anche se i dati non coprono tutte le situazioni del territorio, la Caritas è testimone della povertà che ha conosciuto e che ha incontrato. La Caritas non potrà mai dire quanti sono esattamente i poveri del territorio ma potrà dire quante persone si sono rivolte alla Caritas. Per “anello debole” ognuno di noi potrebbe diventare in certi momenti anello debole della catena specialmente se perdi il contatto con gli altri per l’attraversamento di un periodo negativo e di sofferenza.
Credo che si debbano valutare e promuovere gli incontri che hanno luogo nei centri Caritas dove vengono manifestate le richieste di aiuto perché dietro il dialogo, dietro l’aiuto economico, dietro il pagamento di una bolletta c’è una relazione umana e questo dovrebbe essere il valore aggiunto. Nel dialogo si conoscono i nomi delle persone e si stabilisce una relazione sociale che non è una relazione tra pari, cioè tra persone che vivono nella stessa povertà, relazione necessaria ma stagnante. Le relazioni tra chi aiuta e chi viene aiutato sono delle relazioni promozionali che consentono di allargare gli orizzonti per l’inserimento sociale. Inoltre, è necessario fare anche una considerazione tra i volontari della Caritas. Anche in questi ultimi ci sono situazioni di debolezza, chi aiuta non è sempre quella persona ricca che elargisce qualcosa a chi ha bisogno. Molto spesso la frontiera tra chi aiuta e chi viene aiutato è molto sottile. Questo perché la povertà è caratterizzata dalla contingenza e dall’emergenza e si può diventare poveri in qualsiasi momento. Dentro il report ci sono i dati dell’Istat, della statistica pubblica che ci aiuta a dimensionare il fenomeno della povertà.
Quanti e chi sono i poveri
Negli ultimi 15 anni la povertà è aumentata notevolmente in Italia. Siamo partiti da un 1.789.000 persone sotto la soglia di povertà assoluta, cioè persone che non si possono permettere il consumo di beni considerati dall’ISTAT come essenziali per la sopravvivenza dignitosa, e siamo arrivati nel 2021 a 5.571.000 persone sotto la soglia di povertà assoluta, tra cui 1.400.000 minori che vivono in queste famiglie e questo potrebbe portare delle conseguenze sociali negative nell’età evolutiva e adulta. Durante il Covid abbiamo avuto un record di nuovi poveri, circa il 44% delle persone che C Un’iniziativa della Caritas: il farmaco sospeso per la prima volta si sono rivolti alla Caritas. Molte di queste persone dopo il covid non sono più tornate, probabilmente perché avranno risolto i loro bisogni. Ma nel 2021 i CdA delle Caritas hanno incontrato e ascoltato le richieste di aiuti di 227.556 persone, il 7.7% in più rispetto ai dati raccolti nel 2020, l’anno della pandemia.
Quindi questo vuol dire che, nonostante si sia attenuata l’emergenza pandemica, sono aumentate le persone che hanno chiesto aiuto. I Volti delle persone incontrate nel 2021 sono più o meno alla pari tra uomini e donne e hanno una età media di 45 anni. Mentre per la prima volta in Italia stanno aumentando il numero degli anziani che si sono rivolti alla Caritas La presenza di donne che chiede aiuto in questi anni si sta riducendo in favore degli uomini. In ogni caso le donne in questi anni passati hanno quasi sempre chiesto aiuto per l’intera famiglia e non per se stesse. Il 55% delle persone che chiede aiuto è di nazionalità straniera. Questo presuppone una capacità di mediazione culturale e un’attenzione nei confronti di persone che hanno abitudini molto diverse dalle nostre.
Quali sono i problemi delle persone ascoltati nei centri di Ascolto?
Il primo bisogno riguarda il reddito. Nell’80% dei casi viene dichiarata la povertà economica, cioè non ci sono soldi necessari per una vita normale e dignitosa. Considerato che i 2/3 delle persone hanno figli minorenni e che secondo i bisogni in queste situazioni familiari aumentano, le risorse non sono sufficienti, anche in presenza di un lavoro, a far vivere i propri figli con uno stile di vita adeguato ai nostri tempi. In alcune famiglie, invece, c’è l’incapacità di gestire il proprio reddito, con consumi o spese che la Caritas ritiene non necessarie. In questo caso è importante che un volontario li aiuti a gestire meglio le proprie risorse.
Il secondo bisogno riguarda il lavoro. Due dati sono in aumento: il numero dei disoccupati (il 47%) e le persone povere che chiedono aiuto nonostante siano occupati (23,6%). Queste persone probabilmente hanno un lavoro part time o stagionale, sottopagato, precario, irregolare. In molti casi dopo la perdita di un lavoro non sempre si ritrova un altro con la stessa professionalità e con lo stesso reddito del precedente. Un altro dato importante da evidenziare in base alle persone incontrate nei CdA è il basso titolo di studio. Il 70% delle persone che chiede aiuto alla Caritas ha al massimo la terza media inferiore e questo è un dato allarmante e negativo che bisogna colmare per dare la possibilità di recuperare la scolarità perduta, altrimenti non ci potrà essere alcuna speranza di trovare un lavoro anche nel medio periodo.
Il terzo bisogno riguarda la casa. Un quarto di persone ascoltate hanno problemi abitativi. I canoni di locazioni ormai sono fuori controllo e il patrimonio edilizio pubblico è degradato e necessita di ristrutturazione.
Il quarto bisogno riguarda la famiglia. Il 21% delle persone ascoltate ha più bisogni e questi sono di difficile soluzione. Inoltre, non ci sono solamente i “nuovi” poveri ma il 25% degli utenti della Caritas sono in carico da almeno 5 anni. In cinque diocesi tra cui anche in Puglia la Caritas Italiana ha fatto un’indagine sulla trasmissione intergenerazionale della povertà denominata “povertà appiccicosa”: il gruppo sociale di cui si fa parte tende a trattenere in quella stessa situazione le persone che ne fanno parte, questo perché frequentano le stesse persone, lo stesso quartiere, quindi vi sono alcuni elementi che rendono difficile una maggiore mobilità sociale. A volte però anche la ricchezza degenera in una situazione di povertà. Questi gruppi di persone hanno un elemento in comune, la scarsa fiducia in sé stessi.
Come risponde la Caritas alla richiesta di aiuto
- Con la distribuzione di beni e prestazioni materiali, quindi accessi alle mense o agli empori, la fornitura di cibo, la distribuzione di kit igienici, i servizi docce;
- Con l’erogazione di sussidi economici utili a supportare in particolare il pagamento degli affitti e delle bollette e di cui hanno beneficiato soprattutto le persone di cittadinanza italiana;
- Con le attività di orientamento e di accompagnamento. Molte volte noi volontari della Caritas ci chiediamo: il nostro aiuto è utile oppure no? Il nostro lavoro aiuta le persone a vivere meglio? Ci sono delle evidenze di miglioramento nella vita delle persone o rimane tutto invariato? Siamo felici quando ci sentiamo dire: “Io quando vengo in Caritas mi sento accolto, compreso, rispettato e rientro a casa contento per avere persone amiche su cui posso contare”.