La movida fu un movimento che nacque in Spagna dopo la fine del regime franchista e che delineò la liberazione dalla dittatura, la celebrazione degli ideali libertari di sinistra e l’anticonformismo
“Movida”, una parola che in questo periodo storico è diventata un tormentone, come mai era successo prima. Ma ci siamo fermati un attimo a riflettere sulle origini di un termine così tanto discusso? E quali sono le motivazioni di aggregazione dei giovani, intenti a fare movida? Esaminiamo il fenomeno tralasciando l’attuale periodo storico, in cui è chiaro che gli assembramenti “selvaggi” devono essere evitati con il rispetto delle regole di distanziamento e degli orari prescritti.
La movida fu un movimento che nacque in Spagna dopo la fine del regime franchista e che delineò la liberazione dalla dittatura, la celebrazione degli ideali libertari di sinistra e l’anticonformismo. Il fenomeno ebbe il suo fulcro a Madrid, la capitale spagnola che divenne la culla della realizzazione di eventi ed incontri creativi, in luoghi designati quali locali diurni, ma soprattutto notturni.
Dunque la movida è nel suo significato intrinseco, sinonimo di un fenomeno positivo, una forma di riscatto dal regime imposto da Francisco Franco. Riferendoci al contesto attuale, la parola movida in Italia sta ad indicare la situazione di socialità e divertimento concentrata in determinate parti di una città, e i cui protagonisti sono specialmente i giovani. Il fenomeno della movida è stato spesso demonizzato, specialmente dai media che hanno enfatizzato i casi in cui la movida è diventata sinonimo di disturbo alla quiete pubblica o addirittura di atti vandalici o di violenza da parte di ragazzi, a seguito del consumo sregolato di alcolici.
Quello dell’abuso di alcolici è sicuramente un problema esistente, tuttavia la colpa non è da imputare alla movida. I protagonisti della movida hanno in questa occasione l’opportunità di rendere meno asettici i luoghi, le piazze ed i quartieri che frequentano. Un’interessante osservazione a tal proposito è quella della professoressa S. Parisi in un articolo dal titolo “Culture giovanili tra consumi, eccesso e senso del limite” (2011), la quale afferma che uno degli aspetti fondamentali del fenomeno della movida è il voler esercitare la propria libertà di vivere la vita notturna in determinati luoghi di una città.
In qualche modo la movida fa sì che si ridefiniscano gli spazi urbani che diversamente, specialmente nelle grandi città, sarebbero designati semplicemente alla produttività, all’attività lavorativa, o che rimarrebbero abbandonati, creando situazioni di isolamento di un quartiere. Per fare un esempio che riguarda la nostra piccola realtà trinitapolese, si pensi alla situazione creatasi in Via Roma, la strada del mercato coperto che è stata riqualificata con l’apertura di locali frequentati da molti ragazzi che ne animano l’atmosfera.
La movida acquisisce, in questo senso, un valore per la città e per i suoi abitanti, specialmente per lo sviluppo economico di determinate aree che diventano un polo attrattivo, potenzialmente anche per i turisti. Difatti, nella prefazione al rapporto finale “Le opportunità della movida”, della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, il Presidente della stessa, Lino Enrico Stoppani, ha affermato: “La Movida […] richiama i temi della relazionalità, della qualità della vita, della fruizione dei centri storici […] E neppure bisogna trascurarne le valenze in termini di attrattività turistica […] giacchè nel turismo, talvolta, si vende la veglia anziché il sonno”.
Ma perché i giovani si aggregano per fare movida? Sicuramente il momento serale o il weekend con gli amici rappresenta un’alternativa valida per distrarsi; per altri rappresenterebbe un modo per fuggire da contesti relazionali in cui il ragazzo vive una condizione di isolamento o di incompatibilità con i famigliari conviventi. Essenzialmente la movida è il contesto in cui ci si divincola momentaneamente dai problemi o dallo stress quotidiano fatto di studio, di lavoro, di impegni e preoccupazioni.
I problemi vengono rimandati ad un altro momento.
Tali incontri sono spesso accompagnati dal consumo di bevande alcoliche. L’Italia si collocherebbe tra i Paesi appartenenti alla cosiddetta cultura “bagnata”, ovvero quei Paesi in cui il consumo di alcool è legato specialmente al pasto. Si beve per accompagnare il cibo. Tuttavia questa tendenza ha preso man mano una via diversa, e la bevanda alcolica è diventata un mezzo con cui si facilita la socialità e il relazionarsi con gli altri. Forse quando si pensa alla movida, si pensa alla sregolatezza e alla sterilità degli incontri.
Tuttavia, come abbiamo osservato, c’è una valida alternativa, ed è quella della movida fatta in modo sano, una movida che nasce dall’intento di socializzare, di crearsi un momento alternativo al tran tran quotidiano. Il divertimento è il risultato dell’incontro con l’altro. Non c’è quindi semplicemente spensieratezza, ma anche condivisione.
Melissa Di Terlizzi