Abbiamo letto e riletto la intervista rilasciata da Arcangelo Barisciano nell’ultimo numero di questo giornale (Il Peperoncino Rosso giugno 2020 – ndr). Condividiamo che “Trinitapoli non ha mai conosciuto un periodo così oscuro nella sua storia: una regressione senza precedenti, un declino tanto rapido quanto doloroso, che sta investendo la qualità sociale della nostra comunità”. Ma quando ti è stato domandato quali siano state le cause dell’imbarbarimento in cui siamo caduti le ravvisi solo nel comportamento… degli altri, non accennando minimamente alle responsabilità tue e nostre. Rispondi:” Diciamoci la verità, gli intellettuali, la classe dirigente, chi esercita la vigilanza etica nella comunità (chiara allusione al clero locale) sono rimasti silenti, indifferenti nella speranza dell’auto palingenesi della città”. Accuse tanto severe nei confronti della società civile quanto indulgenti nei confronti della politica.
Non sembra proprio una dichiarazione di convinta autocritica, anche se ammetti che “le forze progressiste del cambiamento nel 2016 hanno peccato di presunzione e commesso l’errore di dividersi. Non deve più accadere!” Apprezziamo la dichiarazione che “bisogna andare oltre il recinto delle forze progressiste” e che “le diverse militanze e la multiculturalità politica non possono più essere un ostacolo al confronto e alla collaborazione ma una risorsa preziosa se vengono accompagnate dalla curiosità, dalla sensibilità di farsi contaminare anche da solidi principi etici, dalla freschezza di altri visionari che con spirito di servizio perseguono il superiore interesse” (…).
Anche nel 2016 eravamo d’accordo su questi principi ma mancò, da parte tua e da parte nostra, la forza etica e politica di metterli in pratica. Quella forza oggi è stata ritrovata? Si vuole giocare un nuovo torneo con nuovi giocatori o si vuole ripetere un secondo tempo della stessa partita con gli stessi capitani? Sarebbe una grave iattura. Significherebbe richiamare in campo le vecchie tifoserie, suscitare vecchi rancori, regalare agli avversari uno spreco di energie che andrebbero meglio utilizzate e indirizzate. Consentiremo, finalmente, anche noi, a energie fresche di scendere in campo?
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