Nel nutrito repertorio di insulti in dotazione delle truppe della sedicente Fabbrica del Futuro contro chiunque osasse entrare, senza il loro permesso, nel già misero dibattito politico locale, spicca l’accusa di essere animati da “invidia sociale” nei loro confronti e soprattutto nei confronti del leader Francesco Di Feo. Crediamo che questa accusa riveli più di ogni altra il livello di superiorità quasi razziale che questi signori presumono di possedere rispetto a tutti i casalini. Un comunicato-stampa ci rivelò l’organigramma del ponte di comando. L’ex assessore Maria Grazia Iannella, medico di famiglia, venne nominata Presidente e legale rappresentante; Damiano Orfeo, impiegato amministrativo dell’Esercito Italiano, capo dipartimento Ambiente; Maria Chiaromonte, insegnante, capo dipartimento Cultura; Domenico Putignano, insegnante, capo dipartimento comunicazioni esterne; Cosimo De Rosa, operaio agricolo, capo dipartimento Attività Produttive; Gioacchino Cicinato, operaio agricolo, capo dipartimento Finanze e Pnnr; Giovanni Landriscina, professore, capo dipartimento Sociale.
Una foto esposta sulla porta di ingresso informa che su tutti vigila e ispira il fondatore del sodalizio, Francesco Di Feo, ex sindaco, avvocato.
Al di là del pomposo distintivo con cui costoro sono stati arruolati, non c’è dubbio che si tratta di persone normali come tanti altri concittadini, noti esclusivamente nei loro ambiti famigliari o professionali senza avere mai dato prova di particolari virtù né tantomeno di particolari attitudini per l’attività politica. Insomma buoni cittadini, come tanti, senza infamia e senza lode.
Si comprende pertanto quanto sia infondata e gratuita l’accusa lanciata da Francesco Di Feo e dal fratello Roberto, contro chiunque osasse cimentarsi in politica, di essere animato da invidia sociale verso la famiglia Di Feo non da autentica passione e più in generale contro coloro che non condividono la loro pratica politica.
Capitolo a parte è la loro avversione verso la libera stampa. Ne parleremo in altra occasione!
L’invidia è quel “sentimento che si prova per un bene o qualità altrui che si vorrebbe per sé, accompagnato spesso da avversione e rancore per colui che invece possiede tale bene o qualità“.
A questo punto nasce spontanea una domanda: quale bene o quale qualità possiedono gli uomini e le donne della sedicente fabbrica del futuro che susciterebbero un sentimento di invidia nei concittadini? Quali sarebbero i beni che posseggono in esclusiva, quali le virtù? E facile constatare che nella sedicente Fabbrica del Futuro non ci sono giganti né in politica né nelle professioni né in ogni altro campo.
E all’ex sindaco Di Feo, nella speranza che faccia un bagno di umiltà, vogliamo ricordare che prima di lui già molti altri cittadini hanno indossato la fascia tricolore. Non solo professionisti come Nunzio Sarcina, Michele Triglione, Ruggiero Di Gennaro, Silvestro Miccoli, Giuseppe Brandi, Arcangelo Sannicandro, Arcangelo Barisciano, Michele Dibiase, ma anche semplici operai come il fabbro Michele Mastropierro e l’ex barbiere Leonardo Miccoli, per ricordarne alcuni.
E nessuno di questi ha mai pensato di essere salito nel regno dei cieli benché siano stati buoni amministratori e professionisti di successo. Lo stesso vale per le professioni esercitate. A Trinitapoli esistono, talvolta anche in grande quantità, medici, ingegneri, architetti, geometri, professori di ogni ordine e grado, avvocati, commercialisti, generali, musicisti, agricoltori, artisti ecc. In che cosa, per esempio, il Generale Giacomo Triglione dovrebbe invidiare Damiano Orfeo e i commercialisti Michele Dibiase, Antonio Dibiase e Ruggiero Di Gennaro perché si dovrebbero angustiare davanti a Roberto Di Feo e il dott. Vincenzo Centonze e i medici operanti in questo territorio perché dovrebbero preoccuparsi della esistenza della Dott.ssa Maria Grazia Iannella e l’egregio storico Pietro Di Biase perché dovrebbe invidiare il prof. Domenico Putignano, capo dipartimento comunicazioni esterne ed infine i titolari di premiate Pizzerie e dello squisito ristorante Corte Maria perché dovrebbero invidiare lo chef Giovanni Landriscina?
Un primato, però, vi deve essere riconosciuto: il più grande fallimento di una esperienza amministrativa che un sindaco potesse registrare.
Siete riusciti a far sciogliere il consiglio comunale per accertati collegamenti con la criminalità organizzata. Siete riusciti a distruggere il prestigio che il nostro comune si era guadagnato, anno dopo anno, al punto che ci fu consentito di qualificarci come Città e non più come paese. Il titolo ci fu concesso con Decreto del Presidente della Repubblica il 14 maggio 2004 in accoglimento della istanza presentata dal Sindaco Arcangelo Barisciano.
Il primo Aprile 2022, invece, con un altro decreto del Presidente della Repubblica, il nostro consiglio comunale è stato sciolto, come già detto, per collegamenti accertati con la criminalità organizzata nel periodo dal 1° gennaio 2016 al 29 luglio 2021.
Un marchio infamante che le future generazioni faticheranno a scrollarci di dosso e che ha rivelato quanto sia stata ingannevole la narrazione del futuro che veniva prospettata e che ancora oggi con grande faccia tosta si ripropone.
* Didascalia foto di testa: 1977. Da sinistra: Il comandante dei Vigili Urbani Giacomo Meo, l’assessore Ignazio Daddato, Il sindaco Nardino Miccoli, L’assessore Giuseppe Filipponio, il vigile urbano Cesare Tango