Mi è stato recapitato il video della pagliacciata che è andata in scena a piazza Municipio a Trinitapoli spacciata per la celebrazione del 1° maggio; ne parlerò in seguito. Sono stata colpita dalla strumentalizzazione che il sindaco ha fatto senza ritegno della crisi economica che commercianti e artigiani stanno vivendo.
Egli, dopo avere per giorni interi, con strepiti e isterismi, accresciuto e cavalcato la paura dei cittadini, come se non fossero sufficienti radio, stampa e TV, e dopo aver ignorato l’autonoma prova di responsabilità offerta dai cittadini nel rinchiudersi in casa, all’improvviso si è convertito allo slogan “fuori tutti”. Ieri indossando la fascia tricolore, simbolo di rappresentanza del governo, per compiacere commercianti e artigiani presenti, si è lanciato in un comizietto contro il governo quasi che la grave situazione in cui si dibattono fosse stata provocata dal governo e non dalla diffusione della epidemia.
E mentre commercianti ed artigiani si limitavano soltanto a descrivere il loro disagio, il sindaco si elevava a loro vendicatore, chiedendo al governo di tutto e di più, anche un intervento sulle tasse comunali di sua esclusiva competenza.
Lo stato e le regioni, benchè gravati da un enorme debito pubblico, hanno già adottato misure finanziarie per lenire la crisi di imprese, artigiani, commercianti, professionisti e persone deboli. A Trinitapoli sono stati assegnati ben 139.900 mila euro dallo stato e 45.508 mila euro dalla regione Puglia che il sindaco evita di ricordare.
Possiamo già fare un primo bilancio di due mesi di epidemia. Molti sono stati i comizi, molte sono state le passeggiate con fotoreporter al seguito, molte sono state le comparsate con vari travestimenti, molte sono state le esibizioni narcisistiche. Squallida è stata la veste di carceriere che ha indossato bloccando il paese con barriere di cemento armato quasi che i cittadini non fossero già a sufficienza avviliti.
Non poteva mancare la strumentalizzazione dell’infanzia. Migliaia di uova di cioccolato acquistate con i soldi destinati ai bisognosi è stata l’occasione per compiacere i genitori con una lettera di accompagnamento di chiaro sapore elettorale. In una parola: chiacchiere e distintivo. Quelle chiacchiere che a piene mani ha distribuito a commercianti e artigiani, anzichè fatti concreti per alleviare la crisi, così come tra l’altro hanno chiesto, inascoltate, le forze di opposizione.