Ci hanno chiuso in casa. Abbiamo obbedito. Abbiamo convinto i ragazzi ad ascoltare musica, a leggere, a disegnare e a scrivere il “diario ai tempi del coronavirus”. Abbiamo sanificato cortili e balconi, abbiamo anche sanificato il partito Articolo Uno, abbiamo organizzato attività on line per tenere amici e parenti inchiodati alla sedia per molte ore, abbiamo nutrito e curato cani e gatti, abbiamo fatto ricevere direttamente a casa romanzi e testi poetici. Facciamo questo ogni giorno e stiamo ben attenti a rispettare e a far rispettare regole e ordinanze.
Sicuramente troppo poco se si pensa all’impegno e al sacrificio di medici, infermieri, ausiliari, farmacisti, vigili, carabinieri, vigili notturni, vigili campestri, associazioni di volontariato, che qui a Trinitapoli sono a disposizione dei più deboli h24. Continuiamo però a pensare; anzi è proprio questa pausa forzosa che spinge alla riflessione e agli approfondimenti.
Orbene vado, come tanti altri trinitapolesi, nei supermercati, dal fornaio, all’edicola, qualche volta al benzinaio, in farmacia, al ferramenta, in banca, all’ufficio postale e sinceramente non mi è mai capitato di vedere ressa e “assalti alla Bastiglia”. Salta agli occhi il comportamento disciplinato e coscienzioso di persone che non perdono tempo in chiacchiere e corrono subito a casa dopo il disbrigo delle loro necessità.
La città è deserta ed avvolta in un silenzio irreale. Circolano soltanto le macchine che si dirigono al lavoro o a fare la spesa. È scomparso negli ultimi tempi il problema del parcheggio. Nelle ore di punta, sia al mattino che nel pomeriggio, nei due corsi principali del paese si contano le automobili sulle dita di una mano. Potrebbe anche succedere, di tanto in tanto, che chi vive in una, due, tre stanze esca a prendere una boccata d’aria in solitudine o vada a correre, nei pressi di casa, sempre in solitudine, non solo per esercizio fisico ma anche per curare patologie come diabete o altro. Se sono rispettate tutte le regole, non si può per isteria criminalizzare la gente.
Il senso di responsabilità che stanno dimostrando tutti gli italiani, trinitapolesi compresi, è ammirevole. Se durasse nel tempo potremmo anche scorgere un dato positivo in mezzo a tanto dolore.
In questo periodo drammatico, però, dobbiamo anche difenderci dalla caccia alle streghe di chi vede assembramenti dovunque e dai caporali di giornata che sperano di diventare virali sui social o in televisione per qualche “cazziatone” gratuito a piena voce al passante solitario o per i blocchi di cemento sistemati agli ingressi del paese.
È il momento del buon senso, della maturità e della calma che chiunque ricopra dei ruoli di responsabilità deve comunicare ai più fragili e disperati perchè il panico altera sentimenti e ragione. È il tempo di mettere in soffitta narcisismi e megalomanie ed evitare di moltiplicare ossessivamente la propria immagine su giochi, giardini e persino cassonetti, per non parlare delle gigantografie, su manifesti 6 metri per 3, affiancate alle raccomandazioni igienico-sanitarie.
I cittadini devono rimanere a casa e i sindaci devono diventare maestri di decoro durante questa tragedia nazionale ed internazionale che un giorno sarà raccontata nei libri di storia.